I pittori della realtà: l’arte italiana del dopoguerra in mostra a Fermo

i pittori della realtà

“Una festa. È stata l’ultima festa della pittura italiana”. Con queste parole Vittorio Sgarbi, curatore e Sottosegretario alla Cultura, ha presentato “I pittori della realtà. Verità e illusione tra Seicento e Novecento”, la nuova grande mostra inaugurata a Palazzo dei Priori di Fermo lo scorso 8 dicembre e che sarà visibile fino all’1 maggio 2023 la mostra “I Pittori della realtà. Verità e illusione tra Seicento e Novecento”.

Ben 80 opere permettono di rileggere e scoprire una particolare stagione dell’arte italiana del dopoguerra: l’avventura entusiasmante dei “Pittori moderni della realtà”. Questo gruppo di artisti controcorrenti, dalle provenienze e storie più diverse, esordì nel 1947 scagliandosi contro gli esiti del modernismo, per difendere e recuperare la grande tradizione pittorica rifacendosi, in particolar modo, all’arte seicentesca, da Caravaggio alla pittura spagnola e fiamminga.

L’esposizione a Fermo si inserisce tra i principali eventi culturali del progetto regionale “Il Seicento nelle Marche”. Co curatrici insieme con Vittorio Sgarbi sono Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari. La mostra è promossa dalla Regione Marche e dal Comune di Fermo, con la preziosa collaborazione del Mart di Rovereto e il contributo di Carifermo e della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo. Partner dell’evento è Mus-e del Fermano, gli sponsor sono Eurobuilding, Giano, CFL-Servizi Globali in Edilizia e Violoni Srl. L’organizzazione è affidata a Maggioli Cultura in collaborazione con Sinopia.

Spiega il curatore Vittorio Sgarbi: “I Pittori moderni della realtà, con un bellicoso manifesto programmatico, affrontarono la questione stabilendo un fronte di ‘resistenza’. Estetica ed etica, prima che politica. Aderirono con convinzione, partecipando alle cinque mostre in cui si consumò la loro esperienza comunitaria, tra 1947 e 1949. La loro ispirazione era Caravaggio, il valore della composizione e quel ‘ritorno al mestiere’ teorizzato da Giorgio de Chirico”.

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